Si può prevedere l’infedeltà? La scienza rivela la ricetta della coppia che dura

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categoria: Attualità

Si può prevedere l’infedeltà? La scienza rivela la ricetta della coppia che dura

Soddisfazione sessuale e infedeltà non sono per forza “causa e effetto”, così come la bellezza estetica non sempre è sinonimo di maggiore propensione all’infedeltà. Anzi!


Che lo si voglia accettare o no, la monogamia non fa parte della natura umana. Ma anche se lo dicono gli esperti, e lo conferma la genetica, quando si parla di tradimenti ancora ci si indigna e ci si inalbera.

Ma siamo onesti: oggi, per evitare di cadere in tentazione bisognerebbe andare in giro bendati. O buttare via il telefonino, visto che con la venuta dello smartphone i tradimenti sono aumentati del 75%.

Ecco allora che il solito gruppo di ricercatori, questa volta provenienti dalla Florida State University, ha cercato di porre una pezza al problema cercando una risposta all’annosa questione: esistono degli indizi o dei comportamenti che ci possono far capire se una persona è propensa o meno a tradire il proprio partner, e che di conseguenza potrebbero essere prevenuti?

Ovviamente, pare di sì. Secondo quanto pubblicato sul Journal of Personality and Social Psychology, il team ha seguito, per tre anni e mezzo, 233 coppie appena sposate, registrando una serie di dettagli a proposito delle loro relazioni, tra cui il grado di soddisfazione, la dedizione verso l’altro, nonché eventuali infedeltà, separazioni e divorzi.

Monitorando queste coppie e i loro comportamenti, i ricercatori hanno individuato i due processi psicologici principali che coniugi fedeli mettevano in atto: la evaluative devaluation, ovvero la “svalutazione” di altri potenziali partner, e l’attentional disengagement, ovvero la capacità di “lasciar perdere” un potenziale partner alternativo nonostante sulla carta appaia meglio del partner corrente.

Per testare il livello di questi processi, i ricercatori hanno mostrato ai partecipanti fotografie di uomini e donne particolarmente attraenti, assieme a foto di persone di aspetto più comune. Coloro che distoglievano lo sguardo più in fretta dalle foto di persone attraenti (attentional disengagement), risultavano nel tempo anche quelli più fedeli e impegnati nel loro matrimonio. 50% in più rispetto a coloro che invece si prendevano tempo per osservare con più attenzione i volti più belli.

Non solo, questi “innamoratoni” (perché come altro definirli, se no?), erano anche coloro che trovavano i modelli e le modelle delle foto molto meno attraenti della realtà (evaluative devaluation), al contrario degli osservatori attenti, decisamente più “obiettivi” sul grado di bellezza loro mostrato.

Per i ricercatori e stato facile far due più due e associare questi meccanismi con la conseguente fedeltà degli individui e la stabilità delle loro relazioni. Ovviamente le coppie in cui entrambi i partner mettevano in atto questi processi risultavano anche quelle più serene e longeve.

«Queste reazioni sono tipicamente automatiche», ha spiegato Jim McNulty, autore principale dello studio. «Le persone non sono per forza coscienti di quello che stanno facendo e del perché. Questi processi sono per lo più spontanei e potrebbero essere influenzati sia a livello genetico che, a livello subconscio, dalle esperienze personali della persona».

Durante lo studio, il team ha anche cercato di capire se fattori quali l’età, la soddisfazione relazionale e sessuale e la bellezza estetica influenzassero la propensione all’infedeltà. Ecco quindi che le persone più giovani e meno soddisfatte della relazione erano anche quelle che tendevano ad essere maggiormente (e ripetutamente) infedeli. Elementare Watson!

Tuttavia, è emerso anche un dato sconvolgente: stando ai risultati dello studio, le persone tendenzialmente più infedeli sono in realtà quelle più soddisfatte a livello sessuale, soprattutto in coppia. Forse perché chi ama il sesso, cerca modi per farne sempre di più e di sempre più vario, anche e soprattutto fuori dalla coppia.

Per quanto riguarda l’aspetto fisico, le donne meno attraenti sono risultate a sorpresa le più infedeli. E anche le più ricercate dai fedifraghi del sesso opposto, sempre infedeli alla moglie con donne meno attraenti. Insomma, conviene a questo punto essere bruttine, visto che le sventole sembrano ritrovarsi sempre cornute e mazziate.

Gli uomini hanno invece riconfermato lo stereotipo del bello e dannato: gli individui più attraenti erano anche quelli più propensi ad andare di fiore in fiore.

Infine, l’ultimo fattore da tenere in conto per predire la longevità di un matrimonio infine, pare essere la quantità di relazioni a breve termine avute in passato dai singoli individui: gli uomini con un gran numero di relazioni casuali alle spalle sono risultati i più propensi a tradire, mentre per le donne è risultato vero l’esatto contrario. Coloro con una lunga storia di storie corte, si sono dimostrate le mogli più fedeli.

Ricapitoliamo: la coppia perfetta è composta da un lui bruttino e da una lei molto bella, possibilmente con un passato sentimentale decisamente sportivo ma pronta ad appendere la lingerie sexy al chiodo in nome di un fantomatico “e vissero per sempre felici e contenti”. Cheers!



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